neilgodfrey wrote: ↑Mon Oct 17, 2022 3:59 pm
Here is Norelli's excursus on why he thinks the "pocket gospel" belongs to the original text of AI.
I'll leave it for interested persons who don't read Italian to run it through a translator.
L = Latin manuscript; S = Slavonic; G = Greek: E = Ethiopic; Leg = Greek Legend
Excursus X : Il carattere originario di AI 11,2-22
Tutto ciò vale naturalmente se si ammette il carattere
originario dei v. 2-22. Ma già la struttura del passo induce
ad ammetterlo. Infatti la solenne dichiarazione dell'angelo,
presente sia in E che in SL2, secondo cui proprio per questo
è stato inviato da Dio, mal si giustifica nella situazione di
SL2, dove essa compare tra il descensus e I'ascensus del
Diletto, e introduce solo due scolorite frasi sulla dimora del
Diletto nel mondo in forma umana, seguite dalle notizie
sulla sua ascensione nel firmamento, senza che si sappia né
da dove né come vi é arrivato. La forma letteraria di 11,1,
così pregnante nel suo riferimento a una speciale rivela-
zione, appare dunque sproporzionata a ciò che la segue in
SL2.
Esaminiamo le frasi che in SL2 stanno al posto dei v. 2-22
di E. «Né infatti prima di te alcuno vide, né dopo di te
potrà vedere ciò che tu hai visto e udito~~ ripete - come
CHARLES, p. XXIV, aveva visto- 8, 11, dove però questa
forma s'inserisce molto meglio sia nel contesto immediato
che in quello largo. <<Vidi uno simile a un figlio d'uomo>~
secondo CHARLES, p. XXVI-XXVII e p. L, sarebbe stato
originario; l'avrebbe eliminato l'editore di G1 (capostipite
perduto della recensione di AI 6-11 conservata in ELI) in
quanto, dalla fine del I secolo, se ne evitò l'uso come titolo
messianico perché induceva a supporre l'esclusiva umanità
di Cristo, laddove il redattore di G1 mostra, al contrario,
tracce di docetismo. Il testo originario di 6-11 avrebbe con-
tenuto, secondo CHARLES, p. XXVI, anche la successiva
espressione cum hominibus habitare (cito L2), che si trova in
Leg 2,11 ό μέλλων καταβαίνειν εκ των ουρανών καί τοΐς άν-
θρώποις σνναναστρέφεσθαι κατά τάς ήμετέρας είδέας (1).
(1) Ricordo che, secondo Charles, Leg dipenderebbe dalla recensione di 6-11 anteriore alla differenziazione tra G1, subarchetipo di EL1, e G2, subarchetipo di SL2.
La successiva frase et non cognoverunl eum (cito L2) viene messa
da Charles in parallelo con il v. 19 E (<<non sapendo essi chi
era>~); egli si richiama a 9,14 che conterrebbe la stessa idea
(p. xxiv). Questa frase sembra effettivamente riassumere il
motivo dell'ignoranza umana nei confronti del Diletto nel
mondo, così largamente orchestrata in 11,2-22 E, a conti-
nuazione dell'ignoranza angelica manifestatasi nel descensus
attraverso i cinque cieli inferiori.
Ora, a me pare che l'intero periodo et vidi similem filii
hominis et cum hominibus habitare et in mundo, et non cogno-
verunt eum (così L2 ; trascurabili le varianti di S) dipenda in
realtà da tre versetti neotestamentari: Ap 1,12-13 είδον επτά
λυχνίας χρυσός καί εν μέσω των λυχνιών δμοιον υιόν άν-
θρώπου(cf. Ap 14,14; il motivo viene da Dn 7,13; Ez 1,26);
Gv l, 14 καί ό λόγος σαρξ έγένετο καί εσκήνωσεν εν ήμϊν
(Vulg. et habitavit in nobis); Gv 1,10 εν τώ κόσμω ήν ... καί ό
κόσμος αυτόν οΰκ εγνω (Vulg. in mundo erat ... el mundus
eum non cognovit).
Quanto al σνναναστρέφεσθαι suggerito da Charles, sulla
base di Leg 2,11, come corrispondente di habilare, il termine
compare nel NT solo in una variante occidentale ad Al
10,41 (circa i discepoli che vivono con Gesù 40 giorni dopo
la sua resurrezione). A partire dalla fine del II sec. - inizio
del III diventa un termine tecnico per indicare: (1) la vita
di Cristo con gli apostoli o degli apostoli con Cristo dopo la
sua resurrezione; e soprattutto (2) la vita di Cristo sulla
terra come uomo tra gli uomini, come qui in Al-Leg (1).Ma
il testo fondamentale è Bar 3,38 LXX μετά τούτο επί τής
γης ώφθη καί εν τοϊς άνθρώποις συνανεστράφη, riferito in
origine alla sapienza e che è probabilmente alla base di una
presumibile interpolazione cristiana in Tesi. Dan 5,13 κύριος
εσται εν μέσω αυτής ( = di Gerusalemme), τοΐς άνθρω
ποις συναναστρεφόμένος, και άγιος Ισραήλ βασιλεύων επ’
αυτούς εν ταπεινώσει και εν πτωχεία. Leg potrebbe aver
ripreso questo uso, divenuto corrente, mentre in AI a deri-
vazione chiaramente giovannea del contesto rende preferì-
bile ricondurre <<abitare•> a Gv 1,14 εσκήνωσεν; Leg 2,11,
che non corrisponde ad alcun episodio di AI, è un inter-
vento largamente redazionale che, mentre sembra ripren-
dere lessico e motivi di A l (2), in realtà utilizza una fraseo-
logia piuttosto neotestamentaria e teologumeni estranei ad
AI (il Diletto καταβαλεΐ εκ τοϋ στερεώματος τούτον Beliar,
in contrasto con AI 4,2.14; cf. invece Le 10,18; Gu 12,31;
Ap 12,7-9). Il tema del non riconoscimento di Gesù, impor-
tante in 11,2-22, può aver catalizzato questi testi del pro-
logo giovanneo.
(1) Per i riferimenti cf. Lampe s.v. (p. 1301) ; noterei inoltre Ireneo, Dem. 44: «le Fils de Dieu s’approcha d’Abraham pour l’entretenir»; ibid.: «le Fils de Dieu dans une forme humaine s’entretiendrait avec les hommes»; 45 ; « toutes les visions de ce genre signifient le Fils de Dieu conversant avec les hommes et présent parmi eux » ; 46 : « c’est lui qui, dans le buisson, s’entretint avec Moïse » ; trad. L. M. Froidevaux, Irénèe de Lyon. Démonstration de la prédication apostolique. Nouvelle traduction de l’arménien avec introduction et notes (SC 62), Paris 1959, p. 102-105 ; qui « intrattenersi con » gli uomini sembra formare proprio il filo che unisce i testimonia.
(2) Cf. le indicazioni a margine date da Charles, p. 143.
In definitiva, le frasi che in SL2 stanno al posto di 11,2-22
appaiono l'opera di un revisore che, eliminando un testo
giudicato insostenibile sia per il carattere sospetto delle sue
fonti (testimonia apocrifi), sia soprattutto per il deciso doce-
tismo, ha fabbricato l'allusione alla vicenda terren:t del
Diletto (indispensabile tra discesa e ascesa) mediante poche
frasi ispirate a passi neotestamentari e del resto abbastanza
mal suturate con quanto precede e quanto segue.
Una sorprendente conferma del carattere originario di
11,2-22 viene dalla fortissima probabilità - a mio avviso,
praticamente la certezza - che questo brano, benché non
compreso nella versione di A I 6-11 utilizzata dai catari,
fosse tuttavia conosciuto da questi ultimi, come mostra una
predica del << perfetto •> Guillaume Belibaste riferita da
Arnaud Sicre nel registro d'inquisizione di Jacques Four-
nier (1). Se ne veda la dimostrazione in Norelli, Studi, c.
15. Questo episodio non doveva tuttavia essere noto a Beli-
baste nel contesto dell'A/, ma in quello più generale della
tradizione dell'insegnamento cataro. Il testo primitivo
dell'AI, con 11,2-22, doveva dunque essere noto agli elabo-
ratori delle dottrine bogomile in oriente, e ciò sia che la
revisione rappresentata da SL2 sia opera bogomila, sia che
sia opera ortodossa (2).
(1) Ed. J. Duvrrnoy, Le registre d’inquisition de Jacques Fournier évêque de Pamiers (1318-1325) (Bibliothèque méridionale, 2. sér. 41), 3 vol., Toulouse 1965, II, p. 46.
(2) Cf. la nostra Introduzione, § 2, p. 19-21.
Norelli, Enrico. Ascensio Isaiae: Commentarius. Turnhout: Brepols, 1995. pp 535-538